Quella porca della signora Marta

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La signora Marta è famosa in tutta Rimini per le sue sagge scelte.

Scrivo perchè quella porca non ne ha voluto sapere di venire a letto con me. Le ho offerto anche l’ospitalità, l’auto in prestito per le vacanze, vestiti, ma lei è stata irremovibile. “Niente da fare caro mio. Sei troppo vecchio. E se poi non ti tira?” mi ha lasciato di sasso!

Convinto come ero che ogni donna abbia un prezzo, le ho fatto le promesse già dette. No: li vuole giovani, belli e cazzuti.

La signora Marta è di palato fine, figa com’è, non fa fatica.

Ce ne sono anche troppi che farebbero la fila per lei, anche tra quelli giovani e belli. Anche con loro si permette di scegliere. Ma con me niente. Niente di niente…

Sono stato il primo a puntarla quando è arrivata per le ferie. Mi ci son messo alle calcagne e la seguivo ovunque andasse. A volte l’ho preceduta pagandole il conto e lei ci si incazzava. E’ bellissima quando si arrabbia. Gongolavo delle sue impennate d’ira.

Ma non mi ha neanche lasciato dare una palpatina. Solo una volta, di rapina, le ho stretto una tetta: soda e grande, piena e sostenuta, una delle più belle tette che ho toccato, e credetemi, ne ho palpate parecchie.

Porca come si è rivelata, poteva almeno farmi un bocchino.

Me la sono legata al dito perchè, quando Roberto e Michele si son fatti avanti, io avevo già, in un certo senso, il diritto di prelazione. Sulla costa vige la regola di non rompersi le balle con le fighe. Ma loro non mi hanno cagato. Han cominciato a far gli spiritosi da un tavolino del bar, invitandola ad uscire con loro in serata. Sbattendosene che io sentissi, ha dato loro l’indirizzo e li ha pregati di passare per le nove in punto. Volevo vedere dove sarebbero arrivati così mi recai sotto casa, discretamente, alle 9.

Lei uscì al suono del clacson dei ragazzi con un abitino blu, molto morbido, che s’intonava con il colore dei suoi occhi. Perchè baciò Michele sulla guancia? Non lo conosceva nemmeno. Era solo per ingelosirmi. Così pensavo, e meditai a lungo mentre l’aria della sera mi rinfrescava entrando dai finestrini della macchina. Mi ero abbioccato quando il rombo dell’auto mi svegliò. Guardai istintivamente le lancette dell’orologio, erano passate 2 ore e mezza. S’erano sbattuti per bene… Chissa cosa avevano fatto. Ero roso dalla gelosia e mi ripromettevo di fare una scenata a quei due sbarbati il giorno appresso, ma rimasi come un ciula vedendoli entrare tutti e tre nella casa. Nientemeno se li portava in casa! Uscii dall’automobile stando attento a non far troppo rumore. Scavalcai Ia bassa staccionata che ne delimitava il perimetro e mi avvicinai ad una finestra del villino, quella illuminata.

Quella troiona della Marta si era messa nel mezzo, con i paggi intorno che la palpavano insieme.

Quei due pervertiti le tirarono via le mutandine sollevandola insieme per le chiappe. Lei rideva come un oca giuliva. Si è poi attaccata alla nerchia di Roberto, ciucciandola per il lungo, sbattendosela fin in gola. Quello godeva come un matto. Resistetti alle violente scosse del mio cuore malato (a quel tempo avevo già avuto I miei due infartini) e rimasi con gli occhi incollati sulla fessura della persiana. Michele ha un cazzo che è grosso anche quando non è molto duro e Roberto idem.

Mi sarei dovuto vergognare quando fossi finito a letto con Marta. Ancora ci speravo…

Roberto il pirla glielo mise da dietro, facendosi strada fra i glutei finche trovò la fessura della vagina. Quella zozza si slargò, scosciandosi completamente e gli prese l’uccello in mano per dingerlo giusto nella figa. Si sfregò su quel cazzo (nel frattempo succhiava sempre con passione il biscotto di Michele) e ne fece entrare un pezzetto. Poi si fermò e le spinte di Roberto non si fecero attendere.

Lei allargò ancora di più le coscione; prese l’uomo per i fianchi e lo volle tutto in pancia. La sentivo mugolare intorno al banano duro del ragazzo. Istintivamente mi son preso il cazzo in mano con un gesto che ripeto da molti anni. Siccome porto i pantaloni mi è facile acchiapparlo per le tasche.

Mi sotto fatto una sega. Tutto quello che ho avuto da Marta è stata quella sega guardona, perchè lei ha continuato fino alla fine delle ferie con maschi giusti e cazzuti. Al massimo mi ha permesso di farle da autista. Non sono offeso: sono umiliato!

Ancora la vedo che, dopo che Roberto le ha riempito l’utero di sperma, va ad infilarsi a smorzacandela sul palo di Michele ormai alla massima tensione.

Si è fatta sborrare dentro da tutti e due a distanza di un paio di minuti l’uno dall’altro, poi è rimasta a gambe divaricate, pancia sotto, a succhiarsi l’uccello di Roberto mentre la sborra colava dalla figa sul lenzuolo. Non ne aveva mai abbastanza, ma io ho dovuto andarmene, per via del cuore. Le emozioni violente, soprattutto se prolungate, rischiano di farmi restare secco


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